I posti del cuore: Trieste
In autunno il lavoro mi porta a Trieste, mitteleuropea e inafferrabile. La mia prima volta, nel 1989, durante un viaggio nell'Europa dell'Est, mi ha regalato uno dei miei (pochi) posti nel mondo.
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Oggi andiamo a Trieste. In questo periodo, il lavoro mi porta in questa città che amo molto, distante e mitteleuropea, battuta dalla bora e sulla frontiera delle tre grandi culture europee, la latina, la germanica e la slava. Sul suo mare, uno dei miei posti nel mondo.
I posti del cuore: Trieste
La mia prima volta a Trieste è stata nell'estate del 1989. Ero giovanissima e con un gruppo di amici stavo andando a Budapest e a Praga, nell'"altra Europa". C'era ancora la cortina di ferro, l'Europa dell'Est era un mistero cantato da Sting (Russians), Claudio Baglioni (Le ragazze dell'Est) e i Pooh (Dall'altra parte) e io avevo tanta voglia di scoprirlo. Trieste era l'ultima tappa italiana di quel viaggio. Avevamo alcune ore disponibili, prima di attraversare la frontiera a Villa Opicina, e a vent'anni non si rimane chiusi in stazione. Zaini in spalla, finimmo al Molo Audace, a guardare lo skyline cittadino e piazza Unità d'Italia. Da allora il Molo è uno dei miei posti del mondo e ogni volta che torno è il primo posto che vado a salutare. Bagagli in hotel e subito al Molo Audace, a guardare il mare, il Castello di Miramare (se si vede), l'Osservatorio Astronomico che fu di Margherita Hack, l'incredibile panorama di colline e mare di questa virgola d'Italia.
A Trieste è bello arrivare, in treno. Credo che abbia uno degli arrivi più belli che abbia visto: la ferrovia a picco sul mare, la vegetazione mediterranea, l'Adriatico che si insinua nel golfo, le colline dell'Istria e Miramare, che appare e scompare, mentre all'orizzonte si profila la città. Un arrivo emozionante in questo capoluogo al confine tra tre mondi, il latino, il germanico, lo slavo. Nessuna come lei, in Europa. Lasciata Trieste Centrale e lasciati i bagagli dove si deve, la prima tappa è il Molo Audace, come ho già detto: è lungo circa 200 metri, è proteso verso il mare ed è una delle più belle passeggiate che offre la città, soprattutto alla domenica mattina, quando non c'è nessuno e qualche pescatore si avventura a lanciare la lenza, nonostante il porto non troppo lontano. La quiete che sa regalare non si può spiegare. E se avete la fortuna di intravedere le Alpi giuliane davanti a voi, come sfondo di Miramare, ma che bellezza! A me è capitato solo un paio di volte, in tanti anni.
A pochi passi dal molo c'è una delle piazze più belle d'Italia, piazza Unità d'Italia, probabilmente quella che amo di più, per tutto quello che significa e perché quando una piazza si affaccia sul mare, non ce n'è per nessuno. Sul suo perimetro, tutti i Palazzi del potere triestino: la Prefettura, la Regione, il Comune. Sono palazzi asburgici, di raffinata eleganza, con mosaici e stucchi; sulla piazza si apre anche il Caffè degli Specchi, il più famoso dei caffè storici triestini. L'ho attraversata in tutte le condizioni, sole caldo, pioggia battente, folate gelide di bora, di giorno e di notte: vale sempre la pena. Oltre la Riva del Mandracchio, lungo il mare, ci sono due statue di bronzo, meta di turisti in cerca di foto tra il Golfo e la Città: un bersagliere con la bandiera italiana e, poco più in là, due ragazze che cuciono un tricolore; sono il segno dell'italianità di Trieste e non sono le uniche statue di bronzo ad altezza d'uomo.
Non lontano, sul Ponte Rosso del Canal Grande, c'è una statua di James Joyce, uno dei grandi scrittori che vissero in città. Il nome del canale rievoca subito Venezia, ma i palazzi che vi si affacciano sono più mitteleuropei che veneziani; è chiuso dalla chiesa di Sant'Antonio, la cui facciata con pronao fa pensare immediatamente al Pantheon, ha sul lato orientale la splendida chiesa serbo-ortodossa della Santissima Trinità e di San Spiridione, che ricorda Bisanzio, con i suoi mosaici e le sue cupole azzurre. A pochi metri l'una dall'altra, si guardano Roma e Costantinopoli, lungo un canale quieto, di piccole imbarcazioni di pescatori, di locali con i tavolini all'aperto (c'è anche il caffè Stella Polare, uno dei caffè storici di Trieste).
Da qui si entra nel centro storico, che si inerpica verso San Giusto, la collina da cui si controllano la città e il Golfo. Da buona torinese di vie perpendicolari e parallele, mi perdo tutte le volte, ma riesco a finire regolarmente davanti al Teatro Romano, grandioso tra i moderni edifici e il traffico veloce. E poi, dalla via della Cattedrale, la salita verso San Giusto. Si può arrivare in tanti altri modi, ma a piedi, lungo questa strada in forte salita, tra gli alberi del viale e la facciata romanica che mano a mano appare, non ha paragoni. Non solo il significato risorgimentale di San Giusto, ma anche la sua bellezza architettonica e il sito archeologico che la affianca, con una bella vista sulla città. Trieste è nata qui, qui si è difesa e qui ha venerato gli dei che si sono succeduti lungo la sua storia, qui ha lottato perché fosse riconosciuta la sua italianità e chissà se siamo mai stati all'altezza di quel sogno.
All'interno, piazza Carlo Goldoni, via Silvio Pellico, via Giosuè Carducci sono fiancheggiate dai palazzi di architettura mitteleuropea e raccontano il carattere multiculturale della città, un po' germanica e un po' slava, ma fieramente italiana. Sotto gli alberi di viale XX settembre, in larga parte pedonale, i tavolini all'aperto di locali e ristoranti rinnovano il gusto dei triestini per i caffè e la convivialità. Dalla monumentale piazza Oberdan, lì vicino, parte il tram che sale verso Opicina. È stato fermo per anni, io l'ho preso prima della sospensione del servizio, ripristinato da poco, e mi era piaciuto tantissimo il panorama delle colline carsiche, selvagge e mediterranee. Se scendete alla fermata Obelisco, la vista su Trieste e sull'Istria, nelle giornate più chiare, è eccezionale.
E poi c'è il Castello di Miramare, cosa si può dire di lui? Non potrei immaginarmi Trieste senza la storia romantica e tragica di Massimiliano e Carlotta e senza il loro Castello bianco, che si prende tutti gli sguardi dalla città, quando appare dal mare. Arrivarci da Trieste è facile, basta salire su un bus della linea 6, che passa vicino alla Stazione Ferroviaria e lascia a circa 10 minuti a piedi dall'ingresso al Parco. E la passeggiata sul mare che porta verso il castello vale la pena (anche sotto la bora, sì, l'ho provata anche con il vento gelido). Il castello è tante cose insieme, emozionanti e commoventi: le sale che videro felici Massimiliano e Carlotta (ma anche Amedeo e Anna d'Aosta, altra storia tragica, conclusasi in Africa con la morte del Duca), le terrazze sul mare (sulle quali potrei passare ore), il parco con le sue meraviglie, il molo con la piccola Sfinge, che continua a guardare il mare e, chissà, ad aspettare.
P.S.
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che dire? Nulla, leggere, rileggere e tornare li' in quei posti che amo. Come amo tutti i posti di frontiera. Hai detto tutto. cosa manca? Forse il Ghetto, Saba, Basaglia, Luttazzi ed Endrigo...e Muggia!