Da Porta Capuana, l'arte contemporanea dialoga con Napoli
Made in Cloister è un bel progetto di rigenerazione urbana partito dal chiostro (restaurato) di Santa Caterina a Formiello, per coinvolgere il quartiere attraverso arte, artigianato, solidarietà
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Oggi scopriamo un bel progetto di rigenerazione urbana a Napoli. Nell’area di Porta Capuana, la Fondazione Made in Cloister ha messo in moto un circolo virtuoso di arte, artigianato e solidarietà, trasformando un antico chiostro in un centro d’incontro e confronto.
Made in Cloister, motore di cultura e sviluppo a Porta Capuana
A pochi passi dalla stazione ferroviaria di Napoli Centrale, il quartiere di Porta Capuana dà l'accesso al centro storico della città. Caotica, colorata, decadente, è un'area dalle grandi potenzialità, che gli imprenditori Davide De Blasio e Rosalba Impronta hanno deciso di valorizzare quando hanno scoperto il complesso di Santa Caterina a Formiello, adiacente alla Porta, e lo hanno trasformato nella sede di una nuova impresa culturale, Made in Cloister. Costruita nel XVI secolo, come convento dotato di chiostro, la struttura fu trasformata in opificio durante il Regno delle Due Sicilie e poi perse mano a mano d'importanza dopo l'Unità d'Italia.
"Molti spazi vennero occupati da attività non adatte alla storia del luogo: prima un saponifico poi persino rimesse per automobili" spiega l'architetto Antonio Martiniello, che con il suo studio, Keller Architettura, ha curato i restauri e la ristrutturazione "Il chiostro piccolo, in particolare, negli anni fu frazionato in diverse proprietà. Tutte le arcate del porticato furono chiuse, alcune colonne in piperno abbattute, per consentire le manovre ai camion, e gli affreschi che decoravano le pareti interamente coperti. Nell'atrio principale, era stata costruita addirittura una palazzina a due piani destinata a uffici. Da questa condizione di degrado è partito il progetto di restauro, teso a trasformare il chiostro in un centro espositivo e di performance artistiche multidisciplinari aperto alla città".
Per realizzare il loro progetto, nel 2012 De Blasio, Impronta e Martiniello hanno dato vita alla Fondazione Made in Cloister. Ma prima il progetto del restauro, raccontato ancora da Martiniello: "Abbiamo cercato un'omogeneità attraverso il rispristino delle antiche spazialità: dapprima liberando le arcate cinquecentesche del porticato dalla muratura e successivamente riportando il suolo alla quota originaria e ripristinando gli spazi dell'atrio, con l'abbattimento della palazzina per gli uffici. Anche la lanterna lignea borbonica, raro esempio di archeologia industriale ottocentesca, è stata interamente restaurata, riportando alla luce il legno di castagno, ricoperto da strati di vernice. Adesso è il cuore pulsante e simbolo del progetto".
Reso fruibile il chiostro, e mentre continua il restauro degli altri spazi, è partito il progetto culturale, che, spiega la Fondazione nel suo sito web, si articola su tre pilastri: "Recupero e riconversione del patrimonio artistico per uno sviluppo coerente con la vocazione del territorio. Rilancio del 'fare artigianale' attraverso l'interazione tra maestri artigiani ed artisti e designers internazionali. Rigenerazione urbana e l’impatto sociale di un progetto culturale". La cosa interessante di Made in Cloister è proprio l'uso dell'arte come motore economico e culturale e come occasione di dialogo tra artigiani e artisti, tradizione e futuro. Un luogo interdisciplinare di grande fascino. Il chiostro ospita mostre site-specific, performance teatrali, concerti musicali, che arricchiscono l'offerta culturale (l'ingresso costa 5 euro). Nel LAB.Oratorio invece, al primo piano della Fondazione, si dà spazio alla giovane scena artistica, a collezioni di design artigianale e alla Collezione Bottega, che propone oggetti d'arredo realizzati grazie alla collaborazione tra designer di fama internazionale e artigiani napoletani (potete farvene un'idea anche nel sito web della Fondazione). Casa Cloister, che sarà inaugurata a breve, recupera altri spazi del complesso cinquecentesco, con la collaborazione del Diarc- Dipartimento di Architettura dell'Università Federico II di Napoli, per trasformarli nella residenza degli artisti invitati. "Tutti gli arredi saranno realizzati dagli artigiani locali con artisti e designers internazionali che di volta in volta saranno ospitati nella residenza. Un progetto dunque in itinere e in continuo cambiamento che rafforzerà da una parte la relazione con il territorio, dall'altra il coinvolgimento degli artigiani" si legge sul sito web di Made in Cloister
Stretto tra la vivacità della Stazione Centrale e la vitalità del centro storico, Porta Capuana è un quartiere multietnico e densamente popolato. Potrebbe essere un difetto, ma per la Fondazione è stata una potenzialità da cui partire, per coinvolgere i cittadini nelle proprie attività. Tra le mostre organizzate negli anni scorsi, per esempio, c'è Monuments della cinese Liu Jianhua, che ha trasformato le storie dei residenti dell'area, tra loro molti immigrati, in installazioni artistiche. 28 statue con i volti delle persone intervistate, realizzate dagli artigiani locali, che "nelle loro botteghe, tramandano tecniche antiche, valori quanto mai attuali come la sostenibilità e il rispetto per gli altri e il territorio. Quando tutto questo si incontra, la città, gli artigiani e gli artisti internazionali, è un incontro perfetto!" ha detto la direttrice Rosalba Impronta in un'intervista e questo è lo spirito di Made in Cloister.
Il chiostro è stato aperto ai napoletani non solo come centro d'arte, ma anche come luogo di ritrovo: nel Cloister Bar ci si dà appuntamento per pranzi leggeri e aperitivi; gli spazi antichi convivono con arredamenti contemporanei, disegnati dal newyorkese Chris Rucker e realizzati da artigiani napoletani sotto la curatela artistica di Studio Lot-Ek a New York. Napoli e il design internazionale in continuo confronto, nel complesso di Santa Caterina a Formiello. Dal 2018 c'è anche un Refettorio, gestito da Food for Soul, progetto culturale dello chef Massimo Bottura, "per dare luce e voce al potenziale inespresso di persone, luoghi e cibo". Ogni lunedì sera, un gruppo di volontari accoglie un centinaio di persone bisognose, mentre chef napoletani preparano la cena utilizzando le eccedenze alimentari donate da Carrefour. "Offrendo un pasto sano all'interno di uno spazio accogliente e aperto a tutta la comunità, il Refettorio Made in Cloister celebra il potenziale artistico, culturale e gastronomico di Porta Capuana, diventando al tempo stesso un esempio di cambiamento e resilienza" spiega Food for Soul nel suo sito web.
Attualmente il chiostro ospita la seconda edizione di Interaction Napoli, un evento biennale che esplora l'arte contemporanea grazie al lavoro di trenta artisti provenienti da tutto il mondo. Aperta fino al 28 settembre, affronta temi d'attualità come l'emigrazione, il dialogo culturale e interreligioso ed esce dai confini della Fondazione per invadere il quartiere. Nel Parco di re Ladislao c'è l'installazione di Ximena Garrido-Lecca, nel chiostro del Liceo Artistico torna Liu Jianhua, nel cortile dell'Hotel Palazzo Caracciolo ci sono i lavori di Daniele Galliano. Il quartiere di Porta Capuana diventa una galleria d'arte a cielo aperto e scopre la bellezza e la potenzialità di posti non così scontati, riflettendo su come l'arte possa essere motore di una trasformazione.
Mi sarebbe piaciuto parlare di tutto questo, della ricerca dell'equilibrio finanziario (Made in Cloister non riceve fondi pubblici e nella sezione Supporta del suo sito spiega come sostenerlo economicamente) e dei nuovi posti di lavoro creati con i fondatori del progetto, ma né da Made in Cloister né da Keller Architettura hanno risposto alla mia richiesta d'intervista. Peccato.
Il sito web di Made in Cloister, con le sue attività è www.madeincloister.com
Su Instagram il profilo è @fondazionemadeincloister
P.S.
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Esce di lunedì e nell'ultimo articolo pubblicato racconto come a Brihuega, nella Castiglia La Mancia i campi di lavanda instagrammabili siano stati trasformati in un motore economico che vale fino a 6,5 milioni di euro all'anno per il territorio. Ecco il link: I campi di lavanda instagrammabili, motori della Spagna rurale
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