Dall'Orto di Ostana alla birra più alta della Valle del Po
Serena Giraudo ha aperto la prima azienda agricola nel piccolo borgo affacciato sul Monviso. A 1500 metri, coltiva prodotti biologici su terreni scoscesi e la segale per la birra d'alta montagna
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Oggi andiamo a Ostana, nella Valle del Po, dominata dalla presenza del Monviso. Qui Serena Giraudo ha aperto L'Orto di Ostana e vive con il marito e il loro bambino di tre anni. Una scelta di vita ricca di occasioni, esperimenti, progetti. Non di sole città vive l’uomo!
Serena Giraudo: ho riportato l’agricoltura a Ostana
Ostana è un piccolo Comune nella Valle del Po, in provincia di Cuneo. È chiamato il "balcone sul Monviso" perché si affaccia letteralmente sulla montagna da cui nasce il Po. Attraverso l'architettura, la cultura e l'arrivo di giovani professionisti ha iniziato a lottare contro lo spopolamento e magari ci torneremo, perché è una bella storia, quasi un modello per tanti borghi italiani.
Serena Giraudo è tra i professionisti che hanno scelto di viverci. Qui ha aperto una piccola azienda agricola, L'Orto di Ostana, la prima dopo decenni di abbandono dei terreni a causa dell'emigrazione. E qui ha superato difficoltà inaspettate per coltivare prodotti che le hanno dato grandi soddisfazioni. Tra loro, la segale per 3841, la birra d'alta quota delle valli cuneesi.
- Quale percorso ti ha portata a Ostana?
Sono cresciuta in un piccolo paesino tra Fossano e Cuneo e ho conosciuto Ostana da ragazzina, perché intorno ai 15 anni suonavo il violino in un gruppo di musica occitana, Aire d'Ostana. Questo era il nostro posto di ritrovo, facevamo festa, provavamo, è stato il primo posto in cui ho dormito fuori senza la mia famiglia. Mi sono innamorata del territorio e della gente. Poi, durante l'estate del mio tirocinio per la laurea in Tecniche Erboristiche, io e quello che sarebbe diventato mio marito abbiamo deciso di passare tutta la stagione a Ostana, dove i suoi genitori avevano una casa. È successo che da allora non siamo quasi andati più via.
- E poi hai aperto L'orto di Ostana
Sì, dopo la laurea volevo un lavoro all'aria aperta, volevo coltivare piante officinali biologiche e quindi perché non aprire un'azienda agricola? Provengo da quel mondo, i miei genitori ne possiedono una, anche se dedicata a tutt'altro, ma non avrei mai immaginato quanto sarebbe stato complicato.
- Perché?
La prima difficoltà è stata trovare i terreni, qui c'è una frammentazione fondiaria molto elevata, appezzamenti minuscoli e proprietari difficili da rintracciare perché magari sono emigrati in Francia parecchi anni fa. Mi ha aiutato molto il Comune e adesso ho circa 20mila metri quadrati, che coltivo da sola, contando sull'aiuto, di tanto in tanto, di mio marito e della mia famiglia. Un'altra difficoltà è stata burocratica: avevo già trovato un'azienda interessata all'acquisto delle mie erbe officinali biologiche, peccato che avrei dovuto superare un periodo di conversione che può durate anche tre anni, quindi io avrei coltivato le mie erbe senza sapere bene a chi avrei potuto venderle. Ho lasciato stare e mi sono dedicata alle sperimentazioni, per capire cosa avrei potuto coltivare in terreni a lungo abbandonati.
- E cosa coltivi?
All'inizio ho provato di tutto, verdure, frutta, cereali, legumi, poi ho iniziato la selezione, essendomi resa conto anche della stagionalità. Qui siamo a 1500 metri di altitudine e il periodo senza neve è piuttosto breve. Ho cercato soprattutto prodotti che fossero conservabili e ho allestito un laboratorio di trasformazione, dove realizzo le composte delle mie fragole. Adesso coltivo soprattutto patate, legumi, cereali, che possono essere conservati o trasformati. La parte delle verdure è sempre più limitata.
- Collabori anche alla realizzazione di una birra d'alta montagna, com'è andata?
È un progetto che mi dà molta soddisfazione. Tutto è nato quando ho chiesto a Kauss, un birrificio artigianale della valle accanto, la Val Varaita, se poteva essere interessato a produrre una birra a base di segale, un cereale tipico del passato di Ostana, usato adesso solo per il pane. Loro hanno fatto un sondaggio tra i rifugi d'alta quota e, visto l'interesse, il primo anno hanno prodotto solo una piccola quantità di birra. L'hanno chiamata 3841, che è l'altezza del Monviso, e hanno deciso di venderla alla spina solo in alta montagna, proprio per dargli un valore di esclusività di questo territorio, mentre in valle viene venduta in bottiglia. Il successo è stato enorme, siamo passati dai 20 kg di segale che mi hanno comprato il primo anno ai 400 kg attuali.
- Quali sono i tuoi altri prodotti?
Sono soddisfatta della composta di fragole, fatta con una piccola percentuale di zucchero per esaltare il sapore del frutto; la realizzo in modo da mantenere una qualità organolettica elevata, anche da punto di vista del colore e del sapore. Poi sono molto richieste le mie patate, perché sono di alta montagna.
- Dove vendi i tuoi prodotti? Si possono acquistare online?
No, online no. Vendo soprattutto in questo territorio, ai rifugi in alta quota, nella nostra valle, a Ostana è arrivato un bel movimento turistico e si lavora bene.
- Come si vive a Ostana?
Bene, ma è una scelta di vita che va fatta con consapevolezza. Sono cresciuta in un piccolo paese e non ho mai cercato la grande città. Come tutto ha i suoi pregi e difetti: da una parte siamo in pochi e quindi ci si dà spesso una mano, ma dall'altra tutti sanno tutto di tutti, dove sei, con chi vai, cosa fai. L'inverno è lungo e a volte si finisce isolati per la neve. Sono cose che vanno messe nel conto, senza farsi spaventare. A me piace molto il fatto che nelle piccole comunità, se si ha voglia di lavorare per obiettivi, ognuno ha più peso e ha maggiori possibilità di agire. Per me è importante il contatto con la natura: i sentieri di montagna per le passeggiate, le viste mozzafiato, la possibilità di fare sport all'aperto. Apprezzo anche il lavoro di Viso a Viso, una cooperativa che, partendo dall'idea che anche in alta montagna possono esserci offerte culturali, dà diversi servizi. Hanno aperto la Scuola di O, per bambini da 1 a 3 anni nel periodo invernale e fino ai 12 anni d'estate; la scuola di musica per i bambini, frequentata anche da mio figlio, che insegna ai bambini la musica attraverso il gioco; un corso di teatro da 0 a 99 anni. A giugno, poi, arrivano da tutto il mondo gli ospiti del Premio Ostana Scritture in Lingua Madre, che premia la letteratura nelle lingue minoritarie. Ostana sta creando belle occasioni nel suo territorio.
L’Orto di Ostana è sui social, su Facebook e su Instagram.
Se Ostana vi ha incuriosito, sul sito del Comune c’è una bella gallery, che dà idea di paesaggio, architettura, Monviso.
Il sito del Premio Ostana Scritture in Lingua Madre, quest’anno dal 28 al 30 giugno, è a questo link.
P.S.
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