La rivoluzione silenziosa di 25 verde
A Torino, 25 verde è il primo edificio con gli alberi in facciata. 12 anni dopo la sua costruzione, ha creato un microclima che abbassa il calore e un habitat prezioso di una fauna inaspettata
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Oggi vi racconto di 25 verde, una degli edifici di architettura contemporanea più emblematici di Torino, il primo in Italia a proporre gli alberi in facciata. Progettato da Luciano Pia, dodici anni dopo presenta un microclima gradevole e una fauna non comune in città.
Così gli alberi in facciata di 25 verde hanno cambiato lo stile di vita
Ho letto in questi giorni che 25 verde ha festeggiato i suoi primi 12 anni. È un edificio che non gode della giusta fama a cui avrebbe diritto anche fuori Torino: è il primo in Italia con gli alberi nelle facciate, esterne e interne. Sì, è stato costruito prima del Bosco Verticale di Stefano Boeri, ma non ha avuto l'eco mediatica dell'edificio milanese, dando ragione a una delle idiosincrasie preferite dai torinesi: Milano ci ruba tutto. Anzi, non solo Milano. La capitale è andata a Roma, così come il cinema, la radio e la tv, che a Torino sono nati, mentre la moda e la editoria sono finite a Milano e meno male che il Salone del Libro è rimasto in città (per ora, chiarirebbero i torinesi DOC, sempre diffidenti).
25 verde è stato disegnato da Luciano Pia, piemontese silenzioso, ma di idee chiare e determinazione feroce, come tutti quelli che dalle valli arrivano in città (lui è del Canavese). Dopo la laurea in Architettura e alcuni studi professionali torinesi, si è trasferito a Parigi e da lì ha lavorato anche per progetti canadesi, nel Quebec. Tornato a Torino, all'inizio del secolo, ha costruito alcuni degli edifici più emblematici dell'architettura contemporanea cittadina. E parlare di architettura contemporanea, in città dalla forte identità estetica, con abitanti che sono caparbiamente condizionati dall'immagine omogenea della propria città nella loro idea del bello, è sempre complicato. Lui è riuscito a farlo con eleganza. Tra gli edifici residenziali che ha realizzato, Casa Hollywood, sulle ceneri di un vecchio cinema-teatro di cui porta il nome (vi è ambientato il film Il mio vicino del piano di sopra, con Sergio Rubini e Barbora Bobulova, nel caso è su RaiPlay, commedia romantica piacevole per una calda serata estiva) e, per l'appunto, 25 verde.
Ho avuto il piacere e il privilegio di visitare quest'edificio con Luciano Pia qualche anno fa, per un articolo che ho scritto per Abitare. Con noi c'era anche il fotografo Michele D'Ottavio e guardare un edificio con gli occhi del suo autore e con quelli di un fotografo offre sempre punti di vista impensati. Pia mi ha detto una delle frasi che ho sempre in memoria quando penso alle nostre città: "Ci siamo resi conto che nelle città solo minerali non si vive bene; siccome siamo elementi naturali, animali anche noi, forse stiamo capendo che in un ambiente naturale si vive meglio". Città fatte di minerali, non ci avevo mai pensato prima di ascoltare lui, che me lo ha detto mentre eravamo nel cortile di 25 verde, rigoglioso come una foresta.
L'edificio ha la forma di una C, quattro piani, 63 appartamenti, 120 balconi, tra di loro sfalsati per ospitare i 150 grandi vasi, da cui si elevano le piante, selezionate dalle agronome paesaggiste Stefania Naretto e Chiara Otella di Linee Verdi, in base all'esposizione e all'effetto estetico. Pia ha voluto soprattutto alberi a foglia caduca, così da garantire l'ombra d'estate e la luce d'inverno, e il più possibile autoctoni. "Ma ci sono alberi che arrivano dall'Oriente e che sono più resistenti" aveva commentato, sottolineando anche l'effetto cromatico. Agrifogli, aceri, melograni, gelsomini cadenti, tante specie diverse che sono uno spettacolo. 25 verde, in via Chiabrera, non lontano dalla stazione Dante della Metropolitana, a pochi passi dalla prima sede della FIAT, meriterebbe per questo uno sguardo in ogni stagione (consigliabilissimo l'autunno!).
I vasi più grandi hanno un diametro di 4 metri e pesano in totale fino a 120 tonnellate, scaricati sulla struttura metallica di corten, a forma di albero, che caratterizza le facciate dell'edificio. Questa struttura scenografica serve anche a raccogliere l'acqua piovana, utilizzata poi per innaffiare le piante. I balconi sono una delizia, grazie alla presenza di questi alberi frondosi; nella terra dei vasi, oltre alle grandi piante ci sono fragoline e piccoli arbusti da sottobosco; l'ombra e la sensazione di fresco, in estate, sono piacevoli e fanno venire voglia di vivere all'aperto, perché sembra davvero di stare in un bosco. La parte aggettante dei balconi è in vetro e legno di iroko, che lascia filtrare la luce ai piani inferiori.
Tutto è pensato per la sostenibilità. L'edificio è realizzato in cemento armato, con spessori fino a 65 cm per garantire l'isolamento termico. Il rivestimento è in scandole di larice, oltre un milione, provenienti dalla Slovacchia; sono a spacco naturale: "Se si spaccano seguendo la fibra, l'acqua scivola via e non penetra, se si tagliano, essendo stata spezzata la fibra, l'acqua penetra e la scandola marcisce" mi aveva spiegato l'architetto. Niente è stato lasciato al caso, per garantire un edificio naturale e il comfort degli abitanti; nessuno dei materiali utilizzati richiede manutenzione. Così anche le scandole e il corten, cambieranno mano a mano colore seguendo i processi naturali.
Mi è bastato stare su un paio di balconi per qualche minuto, per capire come fosse uno stile di vita diverso e nuovo, con un rapporto stretto tra interno ed esterno. Alcuni abitanti mi avevano raccontato come vivere in 25 verde avesse cambiato i loro ritmi. Non solo si erano create relazioni comunitarie, con tanto di gruppo su whatsapp per appuntamenti in giardino per l'aperitivo; ma i giovani che abitavano agli ultimi piani, dotati di un ulteriore spazio verde sul tetto, mi avevano detto che uscivano molto meno: "Qui ho il verde, guardo il tramonto dal mio giardino con un drink in mano e i miei amici, perché dovrei andare in un locale?" mi aveva detto uno. E cosa rispondergli?
Luciano Pia è orgoglioso anche di come tanti alberi abbiano cambiato il microclima dell'edificio, abbassando la temperatura di 4-5°C rispetto all'esterno in estate e rendendo più sopportabile l'afa torinese ai residenti. E non solo, le piante in facciata hanno portato farfalle, uccelli, insetti impollinatori, la natura in città, con i propri processi e i propri ritmi. La convivenza tra architettura e natura in città è diventata un tema ricorrente e ogni volta che sui social appaiono le foto della differenza di temperatura tra i grandi assi viari e i viali ombrosi, penso a 25 verde e alla rivoluzione che è stato. Silenziosamente, ché, essendo torinese, pare brutto che si sappia.
P.S.
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che bellezza! Torino deve smetterla di essere timida! E' una citta' sorprendente!