L'ira funesta del Pelide Achille e la sua attualità
Una serie di libri su Iliade, Odissea ed Eneide scritti da Marilù Oliva dal punto di vista di donne e dee fa pensare all'attualità dei miti greci. Perché continuano ad appassionare gli eroi omerici?
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Oggi alcune riflessioni sulla mitologia greca, dopo aver letto i libri dedicati all’Iliade e all’Odissea da Marilù Oliva, che guarda ai canti omerici dal punto di vista delle eroine e delle dee. Ci vediamo a fine agosto, buone energie a tutti, a chi è in vacanza e a chi continua a lavorare.
Le mille chiavi di lettura dei miti greci. Tutte attuali
Ho passato una settimana immersa nell'ira funesta del Pelide Achille e in quella non meno vendicativa di Poseidone, tra le rive insanguinate di Troia e quelle irraggiungibili di Itaca. Il merito è della scrittrice Marilù Oliva, che ho scoperto su RaiNews, nella bella rubrica di libri condotta da Loretta Cavaricci. Lei ha presentato il suo L'Iliade cantata dalle dee, l'ho comprato, mi è piaciuto e ho continuato con L'Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre. Mi manca L'Eneide di Didone, in realtà il primo di questa trilogia dedicata ai canti epici, che leggerò nei prossimi giorni.
I libri non tradiscono Omero: ripercorrono gli stessi eventi, ma li raccontano con occhi delle donne e delle dee. Delle guerre non si sottolinea il lato eroico, ma quello dolente: le donne non pensano alla gloria che lascia la morte in battaglia, ma al dolore e alla schiavitù che deriveranno dalla sconfitta. È un punto di vista che parla di invisibilità e sopraffazione. Le donne nelle decisioni non contano: le schiave del campo greco passano di mano in mano, senza che venga chiesto il loro parere; è per il possesso di una di loro che si scatena l'ira di Achille contro Agamennone. Il sesso è usato per dominio, per sfogare i propri istinti su un altro essere umano, difficilmente è fonte di piacere e complicità. La stessa bellezza non è un vantaggio, Elena arriva a maledirla, perché le impedisce di essere se stessa e di scegliere: gli uomini l'hanno sempre inseguita per possederla e Paride la sceglie come la più bella per la stessa ragione.
Marilù Oliva ha una scrittura fresca e contemporanea, ma non tradisce lo stile di Omero: l'aurora ha sempre le dita o le labbra di color rosa, il mare ha sempre il colore intenso del vino, Achille è il Pelide e Atena, la più tosta di tutte le donne che si passano la voce narrante, è glaucopide, dagli occhi azzurri. Tutt'intorno ci sono gli eroi mortali, i violenti e capricciosi dei, l'incombenza della tragedia, si tratti della caduta di Troia o dei venti che sospingono Odisseo lontano da Itaca, la sensazione che nessuno sia davvero artefice del proprio destino, come invece amiamo credere. C'è un disegno per tutti, non solo per gli uomini, ma anche per gli dei, che partecipano agli eventi umani con poteri limitati, perché il fato deve comunque compiersi.
Tornare nel mondo di Omero, riprendere le fila dei miti greci è sempre bello e affascinante. Divinità che si intromettono continuamente nelle vicende umane, che si incapricciano dei mortali e li trasformano in qualunque cosa se non possono averli o generano con loro figli potenti e indimenticabili. E poi la loro vendetta crudele contro la superbia umana, che insegna a non vantarsi mai di ciò che si è e di ciò che si ha. A vedere il successo di serie tv, kolossal cinematografici, saghe letterarie e persino profili social, la mitologia continua a piacere e ad affascinare. Uno dei profili che non ho mai smesso di seguire su instagram, prosopobea, è gestito da Beatrice Flammini, "grecista non pentita", che racconta con spirito e parole contemporanei i miti classici, l'etimologia di tante parole italiane, la filosofia di Platone e Socrate. Conta su 56mila followers e un pubblico attentissimo. "Qual è il nesso tra Euripide e TikTok? Perché Platone dovrebbe trovarsi su Instagram? Queste sono domande più che lecite, dal momento che si tratta di accostamenti che di primo impatto sembrano stridere, ma forse per rispondere è necessario fare un passo indietro e ragionare rapidamente su due problemi. Il primo è il generale impoverimento dei contenuti con i quali si viene a contatto quotidianamente, che di conseguenza porta l’individuo ad essere sempre meno 'allenato' al ragionamento e sempre più incline a valutare in modo superficiale tutte le sfere del sapere che non sono direttamente collegate ad un’applicazione pratica o a un ritorno economico apparentemente immediato" ha scritto in un bell'articolo per spiegare il suo successo e la ragione per cui il mondo classico dev'essere presente sui social. Il profilo Instagram di Contenuti Zero riceve consensi entusiastici quando propone i vocali di Ulisse, che neanche questo weekend riesce a tornare a casa e si scusa con Penelope via whatsapp (imperdibili anche gli Europei e le Olimpiadi raccontati da cronisti del mondo classico).
Perché la mitologia greco-romana, dimenticata dalla scuola, continua invece ad affascinare? Mi piacerebbe parlarne con qualcuno che sa, ma Ferragosto non è il miglior momento per trovare interlocutori e quindi ci tornerò. Cercando su Google, mi sono imbattuta in Emilio del Río, uno dei più apprezzati divulgatori spagnoli dei miti greci. È lui a far notare come i nostri modi di dire, dal vaso di Pandora al canto delle sirene fino alle fatiche di Ercole, tanto debbano ancora oggi, 3000 anni dopo, alla mitologia greca. "Pensiamo che l'Iliade sia un canto di battaglie, vero, ma è molto di più. È un'opera sulla condizione umana. Quando si incontrano il re di Troia, Priamo, e il grande Achille nella tenda e il re gli chiede il corpo del figlio, entrambi piangono, si abbracciano, non ci sono buoni né cattivi. Sono mortali, sanno che moriranno, si riconoscono nel dolore. La stessa cosa succede nell'Odissea, che fu letta molto bene dal poeta Costantino Kavafis: la cosa importante della vita è il viaggio" spiega nelle interviste.
E ancora Beatrice Flammini: "Vedere un video nel quale si parla del mito della caverna non esaurisce il suo potenziale nella storiella divertente che viene raccontata, ma porta il pubblico a porsi delle domande. Anche io vedo solo il riflesso della realtà? Anche io vivo in una caverna e, pensando di sapere, mi precludo la possibilità di conoscere meglio, approfondire, scoprire la verità? O ancora, ascoltando le vicissitudini di Medea, si impara a entrare nei sentimenti più sconcertanti, a capire il diverso, per poi arrivare a provare empatia per una donna che uccide i propri figli. Sperimentare emozioni nuove e sconosciute aiuta a vedere con più distacco e razionalità la realtà in tutte le sue sfaccettature".
Ho sempre pensato che Roma e la Grecia abbiano detto tutto e che ci limitiamo a ripetere quei concetti con strumenti contemporanei, forse è questo che continua a rendere attuali Eros e Psiche, Orfeo ed Euridice (la più grande storia d'amore mai raccontata secondo Emilio del Río, scusate Ben Affleck e Jennifer Lopez), Dioniso e Apollo, Artemide e Atena. E che curioso che anche tra le dee, le più libere e le più indomabili siano quelle che non hanno voluto uomo accanto.
P.S.
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