Maria Luisa Congiu: canto la bellezza e le storie di Sardegna
"In questa lingua non ci siamo solo noi sardi, ci sono i fenici, i romani, i cartaginesi, è la forza incredibile di una lingua viva" dice la cantante. Le nuove sonorità nel rispetto della tradizione
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Oggi la storia di una donna che amo molto perché mi ha fatto compagnia, senza saperlo, in un viaggio per me speciale. Maria Luisa Congiu canta in sardo ed è una delle voci più amate di Sardegna. Un'isola che è un po' come Napoli, con uno star-system e tradizioni tutte sue, sconosciute (ed è un peccato) al resto d’Italia.
Maria Luisa Congiu: canto la bellezza e le storie di Sardegna
Da qualche anno mi sono appassionata alla storia sarda, in particolare alla figura di Eleonora d'Arborea. Cercando di lei sono finita a leggere di Sa Battalla, che in Sardegna indica la battaglia persa contro gli Aragonesi a Sanluri, il 30 giugno 1409. Fu la fine dell'indipendenza dell'isola, mai più recuperata da allora. Ho scoperto una canzone, Sanluri 1409, che racconta l'epilogo leggendario di quella giornata: il re vincitore si invaghì di una bella ragazza del luogo e lei si vendicò uccidendolo a base di amplessi o veleno (le leggende divergono). La canzone è di Maria Luisa Congiu, una delle voci più belle della Sardegna contemporanea; ho iniziato a seguirla e la sua Terra de oro è stata la colonna sonora del mio ultimo viaggio nella terra di mio padre.
Maria Luisa è nata a Roma da padre sardo, nel 1992 ha fondato con Giuseppina il Duo di Oliena, con cui si è esibita in tutta la Sardegna; dopo lo scioglimento, nel 2004, ha iniziato la sua carriera solista, ottenendo grande successo, tanto che nel 2013 ha collaborato con Ivana Spagna, nella canzone Donne come noi. Parlare con lei è bello e appassionante, ogni tanto le scappa una leggera inflessione romana. Ma la Sardegna è il centro della sua musica e dei suoi pensieri.
- A 18 anni hai lasciato Roma e ti sei trasferita in un piccolo centro come Oliena. Come mai questa scelta?
Direi che è stata obbligata dal mio DNA. Sono nata a Roma, ma passavo le estati in Sardegna: mio padre è sardo, mia madre è romana di padre nato a Nuoro. Vivevo Roma come se fossi ospite, avevo la mentalità di chi abita in paese. Per esempio, sin da ragazzina quando salivo sull'autobus salutavo, cosa che a Roma non fa nessuno.
- La musica come è arrivata?
In casa abbiamo sempre ascoltato musica sarda, io la ascoltavo in modo passivo, preferivo altri generi come l'hard rock. Quando mi sono trasferita a Oliena ho iniziato a sentire la musica sarda dalle macchine di passaggio oppure nelle cene tra amici; all'epoca non parlavo la lingua, la capivo, ma se provavo a parlarla il mio accento romano facevo ridere tutti. Però io mi sono appassionata, ho iniziato a comprare tantissimi libri per capire sia i testi che il linguaggio della musica sarda. Avevo circa 18 anni e da lì è nata una vera e propria vocazione: capire bene cosa si cantava, scoprire i poeti della letteratura sarda, immergermi mano a mano nella tradizione. E non mi sono più fermata. In quel periodo ho conosciuto anche Pasqualino Puligheddu, che sarebbe poi diventato mio marito, anche lui appassionato di musica sarda. Ci ha unito tantissimo il fatto che seguivamo entrambi cantanti che non puntavano tanto sull'estensione, quanto sulle capacità melodiche, in particolare Gavino Loria, che aveva una voce molto melodiosa.
- Perché la scelta di cantare in sardo?
Penso che certe voci siano nate per cantare in una determinata lingua. A me è capitato di unire il sardo all'inglese, allo spagnolo, le considero tutte musicali e il sardo stava benissimo insieme a loro. Cantare in sardo è come essere a casa, ha la forza delle radici; dico sempre che in questa lingua non ci siamo solo noi sardi, ci sono i fenici, i romani, i cartaginesi, ha una forza incredibile, racconta questa storia straordinaria ed è una lingua viva.
- Come artista senti la responsabilità di mantenere questa vivacità culturale e di trasmetterla, cantando in sardo?
Non so se sento una responsabilità, però sì, mi piace tantissimo condividere la cultura della Sardegna. Tra le tante cose che faccio, ci sono anche corsi nelle scuole e ai bambini racconto la nostra storia, cercando di affascinarli e attrarli, dai Shardana in poi, affinché sappiano che la Sardegna ha una storia bellissima, anche se a scuola purtroppo non si studia.
- Come definiresti la tua musica?
Penso che si possa definire come una musica che sposa la tradizione e la sua naturale evoluzione. Mi piace molto fare esperimenti, introdurre nuove sonorità, ma sono risultati di una profonda conoscenza della tradizione: non mi piacciono gli esperimenti fatti a casaccio. Mettere un canto a tenore in una canzone, per esempio, ha un senso se non altera quello che i tenores fanno. La mia musica si muove nella tradizione e inserisce le modernità che posso accettare in base al mio gusto personale.
- E i temi che ami trattare? Cosa ti ispira?
Mi piace parlare delle emozioni, direi qualunque cosa che generi emozioni condivisibili da tanti. Amo i temi della famiglia, dell'amicizia, i rapporti tra genitori e figli e la storia della Sardegna, i nostri personaggi fiabeschi, che sono tantissimi. Se J.K. Rowlings avesse conosciuto le nostre leggende probabilmente sarebbe diventata più ricca di quanto abbia fatto con Harry Potter. Poi i temi storici, come la bella di Sanluri, non credo mi stancherò mai di scrivere sulla Sardegna e sulla sua bellezza.
- Tre canzoni tue che consiglieresti a chi non conosce la tua musica, per iniziare a farsene un'idea?
Oddio. Penso che partirei da Istellas, che è dedicata alle mamme perché penso che questo sia un sentimento che ci unisca tutti: in tutte le culture la mamma è la mamma. Poi c'è un brano che in concerto faccio poco, che racconta anche come nascono le mie canzoni: Festa Paesana è forse la canzone che mi identifica per le sonorità, dà un'idea di come sono io. Eureka è la terza che suggerirei, per capire cosa c'è nella mia musica.
- Hai quattro figli. Qualcuno ha seguito la tua strada?
Sì, la terza, che si è trasferita nella Corea del Sud, perché da ragazzina si è innamorata del K-pop e adesso vuole realizzare il sogno di vivere lì e tentare una carriera nella musica coreana. In meno di un anno è riuscita a firmare un contratto e adesso sta per pubblicare il primo inedito in inglese.
- Ma in bocca al lupo!
Grazie!
- Parliamo dei tuoi progetti futuri?
Ne ho tanti, perché ho pochissimo tempo, ma tante idee. Ho un canzoniere della mia musica da tradurre in italiano e pubblicare, per esempio. Ma il progetto per me più importante riguarda mio marito Pasqualino, che abbiamo perso nei giorni di Natale del 2020 a causa del covid: aveva 49 anni ed era un uomo sano, una perdita dalla quale non ci si riprende mai completamente. Avevamo 18 e 22 anni quando ci siamo conosciuti, un'intera vita insieme, quattro figli e questa passione per la musica che ci ha sempre uniti. Nei concerti lui era un po' in ombra: lui era chitarrista, io la cantante, attiravo di più l'attenzione. Ma lui era straordinario, aveva tante idee, un approccio alla musica che guardava sempre ai giovanissimi, essendo stato un ragazzo che ha iniziato a suonare la chitarra senza averne una sua, perché non poteva permettersela. La prima chitarra sarda gliel'ho regalata io, eravamo appena fidanzati e davanti alla sua sorpresa gli dissi che era un investimento. Adesso che non c'è più voglio dedicargli un canale, in cui pubblicare le canzoni che ha scritto, non solo per me. E poi vorrei organizzare un premio per nuove voci, nuovi talenti, che porti il suo nome, data l'importanza che lui dava ai più giovani.
- A Sanremo ci pensi mai? C'è andato Geolier con i suoi testi in napoletano, è ancora mitica la partecipazione dei Tazenda, hai visto mai il ritorno della musica in sardo?
Me lo chiedono spesso, ma sono prudente. Se servisse a sdoganare davvero la nostra lingua e la nostra musica, andrei volando. Ma per il resto penso di no, soprattutto se ci sono etichette discografiche che ti impongono un modo di vestire o di muoversi sul palcoscenico… forse mi sentirei un pesce fuor d'acqua, io che non so cantare se non posso scendere tra la gente.
Il canale di youtube di Maria Luisa Congiu è @marialuisacongiu5874
Su Instagram Maria Luisa Congiu è su @maria_luisa_congiu
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