Parchi eolici di Sardegna e di Spagna
La Sardegna protesta contro i parchi eolici calati dall'alto e senza coinvolgimento delle comunità. Hornillos de Cerrato testimonia come i proventi economici cambiano il volto della Spagna rurale
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Oggi ci muoviamo tra la Sardegna e la Castilla y León, in Spagna, per scoprire come i parchi eolici possano essere elementi devastanti del paesaggio di un territorio e fonte di ingressi economici che favoriscono il suo progresso. Tutto dipende dalle scelte, come sempre.
Parchi eolici di Sardegna e di Spagna: devastazione o progresso?
Questi giorni mi hanno proposto articoli ed esperienze contraddittorie sulla presenza dei parchi eolici nei territori. Da una parte la paura della Sardegna di trovarsi ancora una volta depredata delle proprie risorse e impoverita, dall'altra la nuova vita di un paesino della Castilla y León, in Spagna, che, grazie all'eolico, offre servizi prima impensabili ai suoi abitanti.
In Sardegna si moltiplicano le iniziative contro i parchi eolici, che rischiano di deturpare il paesaggio terrestre e marino, senza alcun vantaggio economico per i suoi abitanti. "Parliamo di centinaia e centinaia di aerogeneratori alti più di 270 metri l'uno, come se in mezzo al mare venisse conficcata una selva di grattacieli da 90 piani ciascuno" scrive orthobenessere.com, in un articolo che vi consiglio di leggere, se volete capire cosa sta succedendo nell'isola "Ogni pala sarà più alta della Torre di Pisa, il doppio della ruota panoramica di Londra". Non vanno meglio le proposte per i parchi su terra: "I basamenti degli aerogeneratori hanno un impatto devastante, metri cubi di cemento armato con cavi d’acciaio spessi diversi centimetri, che rimarranno per sempre". Spesso questi giganteschi mulini a vento metallici sono stati proposti nelle vicinanze di importanti monumenti della millenaria storia sarda: nuraghi, domus de janas, tombe di giganti, chiese romaniche. O sulle vie di importanti rotte di migrazione degli animali che soggiornano in Sardegna.
I critici più feroci dell'"assalto eolico" in corso presentano i numeri che spiegano la loro contrarietà. La Sardegna produce attualmente 12mila e 335GWh, ma i suoi consumi netti sono pari a 8mila e 426 Gwh annui. Ovvero la produzione supera del 40,8% il suo fabbisogno netto. La bolletta elettrica media di una famiglia sarda è di 518 euro all'anno, contro una media nazionale di 432 euro. La Sardegna, quindi, produce più energia elettrica di quanta gliene serva ma i suoi abitanti pagano una bolletta più cara del resto d'Italia. La speculazione eolica lamentata si spiega anche con questi numeri: "La Sardegna ha bisogno di circa 2 GW di potenza installata per soddisfare il proprio fabbisogno di energia elettrica. Tuttavia, lo Stato Italiano ha fissato per la Regione l’obiettivo di ulteriori 6,2 GW minimi da fonti rinnovabili entro il 2030". Non ci sono massimi, ma la richiesta delle concessioni nell'isola raggiunge i 58 GW, "basti pensare che la potenza da fonte rinnovabile installata dell’intera Francia è di circa 20 GW". Le associazioni sarde che si oppongono ai parchi eolici tengono a precisare che non sono contrarie alla transizione energetica. Ma pretendono che i progetti non siano calati dall'alto, che i territori siano coinvolti anche nella scelta delle zone in cui inserire le grandi pale e che le comunità abbiano precisi vantaggi e compensazioni.
Il tema è serio e complesso e mi piacerebbe tornarci in futuro, intervistando ambientalisti sardi, che spieghino la necessaria convivenza tra la tutela di un paesaggio storico e naturalistico millenario e la transizione energetica. È un argomento in cui convergono buona parte delle idiosincrasie sarde contemporanee, a cominciare dal timore di un nuovo colonialismo e dalla rivendicazione dell'autonomia isolana, spesso calpestata dal continente, si chiami Torino o Roma. Qui però vorrei portare l'esperienza di un paesino della Castilla y León, che ha scelto consapevolmente di ospitare un parco eolico e ha collaborato a trovare il posto più adatto agli impianti, ricevendo in cambio 300mila euro all'anno per l'affitto dei terreni. Da sottolineare un dato: siamo nella España vaciada, ovvero nella Spagna rurale, che dagli anni 50 e 60 del Novecento ha perso abitanti in favore delle città e per questo è rimasta fuori dalle grandi infrastrutture (autostrade, ferrovie, aeroporti), perdendo mano a mano servizi (asili, scuole, ospedali) e spingendo ovviamente a ulteriori migrazioni. Un fenomeno che la Sardegna, il Sud e le valli alpine conoscono bene.
Hornillos de Cerrato è in provincia di Palencia, nel 2015 contava 110 abitanti, diventati 175 nel 2023; dal 2007 ospita 7 parchi eolici per un totale di 40 aerogeneratori. Le aree in cui impiantarli sono state scelte in accordo con il Comune e sono stati realizzati lavori di restauro e rivegetazione; sono stati anche protetti gli elementi etnografici e inventariate le antiche capanne scoperte durante i lavori. Secondo il sindaco Ignacio Valdeolmillos, l'arrivo dell'energia eolica stabilisce un prima e un dopo per il paesino: "Ha incrementato la popolazione e le attività e ci ha permesso di migliorare la qualità della vita degli abitanti, offrendo servizi che prima era impossibile immaginare. La España vaciada è diventata la España ilusionada" ha detto recentemente a Madrid, dove ha ritirato il Premio EOLO, assegnato dall'Associazione Imprenditoriale Eolica, per essere un "Municipio modello", in cui sviluppo e integrazione dell'energia eolica si "stanno realizzando in sintonia e compatibilità con il resto delle attività economiche, culturali e ambientali del territorio".
Dei 520mila euro del bilancio annuale, 300mila arrivano dagli affitti dei terreni ai parchi eolici. Un paesino che viveva di agricoltura ha adesso le risorse per offrire numerosi servizi, il più mediatico dei quali è un taxi adattato che accompagna gli abitanti fino a Palencia per i controlli medici per 1 euro (il Comune paga 12mila euro all'anno alla tassista). Tra gli altri servizi, "la sovvenzione comunale alla fibra ottica o all'elettricità; nuove installazioni come una piscina, un campo di padel, un minigolf e attività gratuite. Ci sono stati anche maggiori vantaggi economici per il bar del paese" scrive El Mundo. Si sono creati sentieri nei dintorni del parco eolico Celada Fusión, come invito al turismo, e il sindaco Valdeolmillos sta pensando alla riapertura delle Minas de Yeso, le miniere di gesso, affinché possano essere visitate dai turisti e portare un'ulteriore fonte d'ingressi al paese.
Le pale eoliche si vedono? Sì, ovviamente. Ma sono state sistemate nella zona scelta dal Municipio, non impediscono la coltivazione dei campi né interferiscono con le rotte degli uccelli. E, soprattutto, il pagamento annuale che Hornillos de Cerrato riceve dalla loro presenza sul suo territorio va a beneficio della comunità con servizi che possono addirittura attrarre nuovi abitanti. Un esempio non perfetto, ma sul quale riflettere, prima di qualunque devastazione.
La foto di copertina, da Pexel, è di Narcisa Aciko.
P.S.
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L'ultimo articolo è su una bella storia dall’Andalusia che non vedevo l'ora di raccontare. Dopo aver lavorato tra Madrid, New York, Chicago, il giornalista Fran Senra aveva una gran voglia di tornare a casa, a Sanlúcar de Barrameda, ma aveva bisogno di un lavoro. Ha studiato così come trasformare in conserve le ricette tradizionali della cucina della sua terra e adesso è a capo di Conservas Senra, i cui prodotti gourmet sono apprezzatissimi e pronti a superare i confini. Le conserve di Sanlúcar conquistano la Spagna
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