So chic !, il vino rosé sardo con cui i Tréguer sfidano la Provenza
Jean Paul e Isabelle Tréguer hanno lasciato la Francia per Villasimius (CA). Qui producono So chic !, un rosé di alta qualità tutto made in Sardinia, con cui sfidano i più famosi vini provenzali
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Oggi Jean Paul Tréguer, una vita nel marketing e nella pubblicità, tra Parigi e la Bretagna, racconta il trasferimento in Sardegna. Dove, accortosi di un vuoto nel mercato, ha iniziato a produrre So chic !, un rosato rivolto al pubblico internazionale.
Jean Paul Tréguer: il nostro So Chic !, l’alternativa ai rosé provenzali
Non sono una grande bevitrice, ma sono affascinata dalle storie del vino, perché trasmettono sempre passione, cultura, impegno. Come questa che arriva da Villasimius, nella Sardegna sud-orientale, a poche decine di km da Cagliari, e ha per protagonista una coppia bretone, Jean Paul e Isabelle Tréguer, arrivati nell'isola come pensionati di lusso e adesso diventati produttori di So chic !, un vino rosé per il quale hanno grandi ambizioni.
Una storia davvero bella, iniziata il 22 gennaio 2020, quando Jean Paul ha compiuto 65 anni e ha salutato la sua vita precedente di fondatore e presidente di diverse agenzie di pubblicità e marketing a Parigi. L'obiettivo del nuovo capitolo: il trasferimento in Italia, Paese apprezzato dalla coppia per il suo stile di vita, il suo paesaggio e la sua luce. In Italia ok, ma dove? Del tutto casualmente, Isabelle ha visto in tv un programma sulla Sardegna meridionale e questa magica storia è iniziata.
- Cosa è successo quando siete arrivati in Sardegna, Jean Paul?
Siamo atterrati a Cagliari e siamo andati verso ovest, in direzione di Chia, ma non ne siamo rimasti particolarmente colpiti. Poi abbiamo preso la litoranea verso Villasimius e quando siamo arrivati verso Capo Boi ci siamo detti, "È qui". Eravamo in un bar nel centro del paese e davanti a noi c'era un'agenzia immobiliare, siamo entrati per chiedere se avevano case da comprare.
- Ma il primo giorno del primo viaggio in Sardegna?!
Sì [ride], in agenzia abbiamo spiegato che tipo di casa volevamo. In Bretagna, la nostra terra, avevamo una casa davanti al mare dove correvamo tutti i weekend con il TGV, dopo una settimana di lavoro a Parigi. E anche qui volevamo una casa davanti al mare. Ne abbiamo viste venticinque prima di trovare la nostra. Si trova in una posizione molto bella, ma sono stati necessari diversi lavori per adattarla a noi. Buona parte della ristrutturazione è stata fatta durante la pandemia, noi eravamo nella nostra casa bretone e l'architetto era qui. L'isola ha riaperto le porte il 27 giugno e noi siamo arrivati il 28. La casa non era ancora pronta, così siamo rimasti qualche settimana in albergo. Frequentavamo i ristoranti della zona e quando chiedevamo la carta dei vini, c'erano sempre rossi e bianchi, mai i rosati. "Ma com'è possibile?!" ci dicevamo con Isabelle, questa terra è bellissima, con questo clima, questa luce, i milioni di turisti che arrivano tutti gli anni, c'è un buco di mercato enorme!
- Così è nata la vostra idea di produrre il rosé, nonostante in Italia non sia così noto.
In Italia non è diffuso come consumo, ma il Paese è il terzo esportatore del mondo dopo Francia e Spagna. Il rosé italiano è qualitativamente secondo solo a quello francese, la Spagna si è specializzata sui rosati di qualità media. Qui i consumatori di rosato sono solo il 4%, in Francia il 35% e sono in aumento: il rosso scende, il bianco è stabile, il rosé e le bollicine sono gli unici in crescita. La Provenza è leader mondiale nella produzione del rosato; pur essendo così piccola, ha 700 produttori ed esporta oltre 200 milioni di bottiglie nel mondo. Pochi sanno che il vitigno del Cannonau è l'antenato del Grenache, base di tutti i rosati provenzali. Quando ho iniziato a pensare seriamente alla produzione di un rosé, mi sono rivolto a un enologo sardo, che si è entusiasmato perché anche lui pensa che questa terra sia ottima per la produzione dei rosati. I vigneti del nostro vino sono nella zona di Castiadas, non lontano da qui; il nostro rosé rappresenta il Sud della Sardegna, è un'eccellenza che offriamo ai turisti per mostrare loro che ci può essere un'alternativa ai rosé della Provenza. L'obiettivo finale è che tra 5-10 anni in un ristorante di Los Angeles, Londra o qualunque altra città, a chi chiede un rosé in un ristorante venga risposto: "Della Provenza o della Sardegna?"
- Quali sono le qualità di questo vino?
È un vino leggero, il nostro ha 12,5°, i bianchi sono a 14° e i rossi sardi intorno ai 15-16°. Si beve fresco, è perfetto per l'aperitivo come alternativa allo spritz e non dà mal di testa. Le donne, che sono la parte più dinamica del mercato del vino, lo prediligono.
- So chic !, il nome del vostro rosé, sembra raccontare più uno stile di vita, che un vino.
Vero. Ma i grandi rosati non hanno nomi che parlino di vino o delle aree geografiche che li producono: Whispering Angel è il rosé provenzale attualmente più venduto; quello italiano, salentino, si chiama Five roses. So chic ! racconta una Sardegna moderna, con prodotti d'eccellenza, a un pubblico internazionale contemporaneo. La bottiglia è satinata, molto rara per un vino, ma dà subito l'idea di freschezza e di lusso, il tappo è di sughero al 100%, con una vernice alimentare rosa, che si nota bene. So chic usa una parola inglese, e una francese, entrata nel linguaggio e nell'immaginario internazionale, che indica l'eleganza e la raffinatezza. E questo che vogliamo evocare: i sapori della Sardegna, la vacanza, il bello, lo stile.
- Come siete stati accolti dai sardi?
I sardi, soprattutto le donne, ti guardano in silenzio e aspettano. Se vedono che sei una persona che ama sinceramente la Sardegna, che non è il solito francese arrogante che sa tutto, purtroppo noi abbiamo spesso quest'immagine, non sempre a torto, se vedono che la tua è davvero una scelta di vita, che cerchi di parlare la lingua, ti accolgono con affetto. Quando siamo arrivati io parlavo l'italiano perché da bambino sono stato tre anni a Vicenza, al seguito di un papà colonnello nella base NATO e ho frequentato le scuole italiane, ma Isabelle non sapeva una parola. Adesso lei parla più velocemente di me e mi corregge! A Villasimius non siamo più i francesi, ma ci chiamano per nome, Isabelle si ferma a parlare con tutti i negozianti; finita la stagione turistica questo è un piccolo paese, in cui ci si conosce tutti e ci si aiuta. Siamo entrati nella loro grande famiglia e ne siamo davvero felici. Sui social, quando presentiamo il nostro vino ci sono magari leoni da tastiera che ci attaccano, ma vengono zittiti dagli stessi sardi: volete che vadano a investire altrove? Non siete contenti che investano qui e diano lavoro ai sardi? Fortunatamente i commenti negativi sono pochi, ma la reazione dei sardi ci rende molto felici.
- So chic ! è in vendita anche online?
Certo, si può acquistare sulla piattaforma del nostro sito, sochic.wine, e chi viene in Sardegna lo trova in un centinaio tra ristoranti ed enoteche; ci muoviamo nella fascia medio-alta, per cui si trova in quel tipo di locali. Stiamo esportando anche all'estero, negli Stati Uniti, soprattutto a Chicago, e in Svizzera, uno dei nostri clienti principali; stiamo aprendo le porte anche in Belgio e nei Paesi Bassi.
- L'insularità è un problema per chi è arrivato in Sardegna in età adulta e qui sta investendo?
Poteva esserlo qualche anno fa, quando siamo arrivati. Ma oggi le cose stanno cambiando. Prima i giovani vedevano il loro futuro lontano dall'isola, oggi molto meno; si stanno rendendo conto che anche la Sardegna può costituire un mercato, soprattutto nei servizi. Quando hanno saputo della mia esperienza nel marketing diverse persone mi hanno avvicinato chiedendomi consigli, io cercavo di rifiutarmi pensando che avevo già dato, poi, siccome non mi piace rimanere con le mani in mano, mi sono fatto coinvolgere. Adesso ho un'agenzia di pubblicità con alcuni giovani sardi di grandi capacità e sono colpito come tutti vedano il loro futuro in Sardegna. E la cosa che mi piace di più è che vedo in loro le stesse inquietudini e la stessa preparazione che potrei trovare nei coetanei a Milano o a Parigi. Come produttore di vini sì, devo considerare qualche giorno in più per le consegne rispetto a chi lavora in continente. Ed è vero, se voglio viaggiare devo prendere la nave o l'aereo, ma non l'ho mai considerato un ostacolo.
- La Francia in tutto questo? In cosa vi manca?
Posso dirlo? Non ci manca niente della Francia e di Parigi ancora meno. Gli amici ci telefonano e ci dicono "ma quando venite?" e noi diciamo "mai, venite voi!". Alcuni sono venuti e sono rimasti incantati, volevano comprare casa qui anche loro! La Sardegna è davvero un paradiso. Andiamo a Parigi e stiamo per un paio di cene, ma siamo subito in partenza per qualche altro posto. No, la Francia non ci manca affatto. Qui c'è anche uno spirito di accoglienza molto diverso, entri in un ristorante e ti salutano con un "buongiorno!" e un sorriso, alla fine dei pasti ti offrono un mirto o un limoncello. In Francia, questo non succede, non ci sono sorrisi e non ti offrono mai niente. Con Isabelle ci sentiamo ormai franco-sardi.
P.S.
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