The Milaneser: Milano sulle copertine di una rivista che non c'è
Ispirato alle copertine illustrate di The New Yorker, dal 2020 The Milaneser ha coinvolto 150 illustratori e offre un ritratto inedito della città. Lara Aldeghi e Stefano Lionetti, gli ideatori.
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Oggi Lara Aldeghi e Stefano Lionetti mi raccontano The Milaneser, un progetto che parla di Milano attraverso le copertine illustrate di una rivista che non c'è. Un progetto culturale, grafico e commerciale che affascina e spiega la forza dell'illustrazione nel ritratto di una città.
The Milaneser, ovvero Milano sulle copertine di una rivista che non c’è
"Milano ha mille facce, dai grattacieli alle case di ringhiera, dal mercato rionale alla street dance, dalla luce all'ora dell'aperitivo in primavera al grigio inaffrontabile di certi giorni" spiega il sito di The Milaneser, singolare progetto che racconta la città attraverso copertine illustrate di una rivista che in realtà non c'è, ma che è chiaramente ispirata a The New Yorker. L'ho scoperto su Instagram, l'idea mi è piaciuta tantissimo, forse perché di mestiere scrivo e racconto, e ho iniziato ad approfondire, incuriosita.
Le copertine possono essere acquistate come quadri da appendere alle pareti. E non bisogna essere milanesi per lasciarsi tentare da certe viste sulle Alpi, dalle luci della notte, dalla musica dei cantautori più amati (ci sono anche loro) o dalle emozioni di certi colori e di certi grigi. Non potevo non parlare di questo progetto così affettuoso e coerente con i suoi ideatori, la responsabile dei contenuti editoriali Lara Aldeghi e l'art director Stefano Lionetti. La cosa bella della conversazione con loro, ve lo dico da torinese, è che alla fine capisci che devi prendere e andare a Milano e passarci qualche giorno, seguendo le indicazioni delle copertine di The Milaneser.
- Come nasce l'idea delle copertine per una rivista che non c'è?
Lara: Nel 2013 abbiamo visto in una mostra, a Torino, una serie di progetti grafici tra cui The Parisianer, The Tokyoiter e Le Montréaler, che creavano un rapporto con le rispettive città solo attraverso l'illustrazione, senza la parte editoriale e letteraria che caratterizza The New Yorker. L'idea ci era molto piaciuta e avevamo pensato sul momento che sarebbe stato bello farne una declinazione milanese. È rimasto un progetto nel cassetto, fino a quando, nel 2020, chiusi in casa per il lockdown, lo abbiamo ripreso in mano e siamo partiti con le prime 52 copertine, settimanali, come The New Yorker.
- Le collaborazioni con gli illustratori come nascono? Li scegliete voi?
Stefano: Li selezioniamo noi, attraverso un lavoro di ricerca continuo in tutta Italia, perché è vero che The Milaneser racconta Milano, ma l'altra metà del progetto è promuovere la cultura dell'illustrazione made in Italy. Il nostro criterio è la qualità, non cerchiamo, insomma, solo illustratori già noti, ma ci piace scoprirne sempre di nuovi. Non ci sono limiti sul tipo d'illustrazione, tecnica o strumenti. Quando individuiamo gli autori con cui vorremmo lavorare, li contattiamo e concordiamo la tematica, quindi, dopo i primi passaggi di confronto, loro realizzano i loro disegni liberamente.
- Mi piace molto che nel sito scriviate che "il progetto è supportato da Associazione Illustri, che garantisce la qualità dei contenuti nonché il rispetto del lavoro degli illustratori". Il rispetto del lavoro intellettuale oggi non è così scontato.
Stefano: No, non è scontato e per questo abbiamo parlato con Associazione Illustri, per capire quale fosse il miglior modo per compensare l'illustratore. Attualmente garantiamo un compenso minimo, che è più un rimborso spese, poi l'illustrazione viene messa nello shop online di The Milaneser e per ogni copia venduta viene versata una royalty piuttosto alta. Lo scopo è pagare anche il lavoro.
Lara: Paradossalmente, però, per noi è più importante il rimborso spese, con cui ci esponiamo a prescindere dal fatto che la copertina venda o meno. Purtroppo c'è quest'idea per cui se fai un lavoro intellettuale è facile, che ci vuole a scrivere due frasi o a fare un disegno. Invece no, per noi è importante riconoscere che l'illustrazione è un lavoro e come tale va pagato.
- Qual è la Milano che esce dalle copertine di The Milaneser, secondo voi? Ho notato molte architetture, molti parchi e poco Duomo, per dire.
Stefano: Abbiamo cercato di evitare il più possibile i soggetti più noti. Il Duomo o il Bosco Verticale ci sono 3 volte a testa su 150 copertine; ci sono tante Milano, persino quella "brutta" di traffico e grigio, c'è una copertina su un senzatetto che si riscalda in metropolitana. È una Milano in continua evoluzione, che cambia velocemente, ma c'è anche chi ha narrato la città come la vorrebbe e chi ha scelto la Milano che non c'è più.
Lara: Abbiamo voluto evitare l'ennesimo spot pubblicitario. È un racconto corale, di 150 persone che non sempre vivono a Milano, magari ci sono solo passate o ci hanno vissuto solo per qualche tempo; ovviamente è un racconto affettuoso, ma che non nega la realtà. Siamo innamorati della nostra città, ma questo non ci impedisce di vedere che essendo così veloce lascia indietro tante persone, ci sono problemi immobiliari, di gentrificazione.
- Dalle copertine avete tratto un libro, The Milaneser – La città che stiamo diventando, uscito a novembre. Stavolta con testi d'autore ad accompagnarle.
Stefano: Sì, abbiamo aspettato tre anni, perché volevamo avere materiale a sufficienza per mettere un punto fermo e ripartire. Oltre ai testi introduttivi di Lara, ci sono cinque contributi firmati dal giornalista Luca Misculin, dalla saggista sul design Chiara Alessi, da Giovanna Castiglioni, figlia di Achille, dallo chef Davide Oldani e dallo scrittore e architetto Gianni Biondillo. Se ci saranno altri libri? Sicuramente passerà del tempo, anche perché The Milaneser da settimanale è diventato prima quindicinale e quindi mensile, per dare respiro tra una copertina e l'altra. Quando avremo di nuovo materiale a sufficienza ci penseremo e magari, se lo pubblicheremo, sarà un libro con un taglio completamente diverso.
- Quali sono le copertine più vendute?
Lara: Le nostre copertine hanno linguaggi molto diversi, alcune più geometriche, altre più pittoriche e queste ultime sono le più vendute. La più venduta in assoluto è la numero 3, in cui si vedono le colonne di San Lorenzo e una ragazza in bicicletta; l'abbiamo pubblicata a maggio 2020, eravamo chiusi in casa e quest'immagine di libertà ha trainato molto le vendite e continua a vendere, è un long seller. Un'altra che ha avuto molto successo è la numero 50 di Giordano Coloni, che rappresenta i fenicotteri e un momento di calma, a poca distanza da corso Venezia.
- Giochiamo e immaginiamo che The Milaneser esista davvero, quali sono gli argomenti di cui vi piacerebbe leggere e magari un autore che vi piacerebbe scrivesse lì?
Stefano: Penso che la forza del progetto sia proprio che la rivista non esista. Ovviamente ci sarebbero tanti temi, anche quelli che noi trattiamo visivamente, ma sarebbe un progetto completamente diverso, che non disdegno, ma sarebbe un'altra cosa
Lara: A me piacerebbe tantissimo ci fosse, avrebbe contenuti editoriali di altissima qualità. Mi piacerebbe parlare del fatto che una città che va veloce lascia indietro qualcuno per forza di cose, che adesso riuscire a stare al passo va a braccetto con il privilegio e non dovrebbe essere così. Una città che non dovrebbe strappare via le persone che vi sono nate semplicemente perché non riescono a tenere il livello imposto sul mercato. Andrei su un filone polemico e politico. Mi piacerebbe leggere autori come Sandrone Dazieri, che ha un bel modo di raccontare la città degli anni '80 e di cogliere le sfumature dell'umanità che viveva nella Milano da pubblicità dell'epoca. Sarebbe bello anche leggere Marco Missiroli. Soprattutto, però, mi piacerebbe scoprire se c'è in giro qualche penna nuova, magari femminile, in grado di restituire la città da un punto di vista letterario con una luce nuova.
Il sito web di The Milaneser, dove trovate anche lo shop per acquistare le copertine, è themilaneser.com
Il profilo Instagram è @the.milaneser
P.S.
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