I posti del cuore, Roma
Roma al ritmo delle tante canzoni che le sono state dedicate e seguendo gli itinerari del cuore, per ritrovarla passeggiando lungo le sue strade. E poi due escursioni, a Villa Adriana e a Ostia Antica
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Oggi vi racconto uno dei miei posti del cuore, Roma. Tutto è iniziato con la tesi di laurea su Villa Adriana, ma poi è continuato, scoprendo ogni volta quanto è bello ritrovarla e sapere come sta.
Quanto sei bella Roma!
Roma è un po' come Venezia, bella ma non ci vivrei, grazie. Troppo caotica e indolente per una ragazza di Torino. E però, è uno dei posti del mio cuore. Per qualche tempo l'ho frequentata molto: la mia tesi di laurea in Architettura era su Villa Adriana, a Tivoli. Dunque, tra visite alle Biblioteche dei vari Istituti Archeologici ospitati nella capitale ed escursioni a Tivoli, le scappate romane sono state diverse.
Poi non ho avuto bisogno di scuse e tutte le volte che sono tornata, l'ho fatto canticchiandomi, in giro per la città, "Roma spogliata dei suoi tanti amori, dei suoi vecchi fiori/Roma fatata, lasciami cantare una serenata". Non che abbia una passione per Luca Barbarossa, di fatto queste due sono le sue uniche canzoni che amo, ma se passo per via Margutta è sempre "Amore vedessi com'è bello il cielo a via Margutta questa sera!".
A Roma dormo sempre vicino alla stazione Termini, in via Cavour, la grande arteria che collega la stazione al Colosseo, possibilmente nel segmento tra Termini e la Basilica di Santa Maria Maggiore. Prezzi modici, per quanto possibile nella capitale, e possibilità di arrivare in albergo a piedi, senza aspettare bus o dover prendere la metropolitana, che, vista la nota puntualità dei trasporti pubblici locali, è meglio evitare. Soprattutto, vicinanza al centro storico, raggiungibile a piedi. Poi, una volta lasciati i bagagli in albergo, c'è il vecchio rito di andare a salutare tutti i posti che amo. Prendo via De Pretis e scendo giù, giù, fino alle Quattro Fontane, a cui rendo sempre omaggio per mio padre, che ci teneva, tutte le volte, a farci notare che era l'unico punto della città in cui si vedevano Porta Pia e i tre obelischi (Quirinale, Trinità dei Monti e Santa Maria Maggiore). Poi ancora giù superata piazza Barberini, per arrivare finalmente a Trinità dei Monti e avere sotto lo spettacolo di piazza di Spagna. Quanto sei bella Roma quand'è sera! (sì, anche Roma Capoccia è nella lista, perché er Cuppolone è un’emozione e un punto di riferimento, tutte le volte che appare).
E poi da lì, in disordine, via del Corso, il Pantheon e piazza Navona, per me la piazza più bella d'Italia, insieme a piazza Unità d'Italia a Trieste e piazza San Carlo a Torino. E quando tornerò sarà per visitare quello che resta del Circo di Diocleziano, nei sotterranei di piazza Navona. Si attraversa il Tevere per arrivare alla Basilica di San Pietro e salutare la Pietà di Michelangelo, ancora una volta un omaggio a mio padre, perché lui ci teneva, tutte le volte, a fermarsi davanti a lei e a dire che non c'era statua più bella. L'ultima volta, per entrare a San Pietro ho fatto senza impazienza una coda di venti minuti (due cose non sopporto nella vita, le code e la mancanza di puntualità). Ma la cosa più bella, è successa molti anni fa, quando le misure di sicurezza nella piazza erano meno stringenti di adesso. Era l'imbrunire, c'erano le sedie di qualche cerimonia papale e mi ero seduta, avendo a poca distanza un gruppo di giovani latinoamericani e alcune suore asiatiche in preghiera. L'aria era tiepida, come in certe ottobrate romane, la finestra dello studio del Papa era illuminata, la facciata della Basilica rassicurante, l'abbraccio del Bernini avvolgente e l'idea di essere al centro della Cristianità emozionante. Tornare verso l'albergo, avendo tanta strada a piedi, era stato bello. Anche perché i Fori Imperiali hanno sempre tanto da raccontare.
Qualche sera fa ho visto Roma santa e dannata, il documentario di Roberto D'Agostino e Marco Giusti (è su RaiPlay, non posso consigliarlo perché non mi ha fatto impazzire, c'è molto autocompiacimento a esse romani de' Roma, ma non me la sento neanche di sconsigliarlo, perché in fondo è stato anche interessante sentir parlare di questa città che ha visto di tutto e tutto accoglie e fagocita con un'indolenza che chissà se sarebbe piaciuta ai suoi padri). A un certo punto qualcuno, forse proprio Dago, ha detto che è l'unica città che ti fa passare dall'età romana a quella fascista, avendo in mezzo il Barocco e l'Ottocento, in poche centinaia di metri quadrati. E questo mi piace sempre tanto. Così ho i miei gioiellini, che non sempre riesco a rivedere, perché è anche giusto così. Per esempio, la mia chiesa preferita è San Paolo fuori le mura, per come ha mantenuto l'impronta paleo-cristiana, anche se poi non trovo mai l'ingresso in modo intuitivo. A poca distanza da lì (una mezz'oretta a piedi), c'è Eataly di Ostiense, uno degli Eataly più riusciti, ricavato nell'Air Terminal della Stazione Ostiense di Italia '90 appositamente ristrutturato.
San Paolo è una delle poche ragioni per cui prendo la metropolitana a Roma. L'altra è Ostia Antica, che avevo visitato una mattinata, senza sapere bene cosa aspettarmi, e ne ero rimasta folgorata, passandoci poi buona parte della giornata. Una sorta di Pompei senza però l'aria di morte e di tragedia che aleggia nella cittadina campana. L'antico porto della Città Eterna, le sue case e le sue botteghe, uno dei posti più emozionanti della capitale a pochi minuti dal centro. Dall'altra parte, a circa 40 minuti, c'è invece Villa Adriana, mia croce e delizia e residenza dell'imperatore viaggiatore, che diede la cittadinanza a tutti gli abitanti liberi dell'Impero e che tornava poi qui, dove si era fatto riprodurre, tra marmi e audaci cupole aeree, i posti più belli visitati. Se andate a Villa Adriana, fatelo dopo aver letto le Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, la miglior compagnia che possiate avere (e la ragione per cui ho voluto dedicare la mia tesi alla Villa). I miei posti preferiti, il Canopo, per la bellezza rassicurante del lungo canale d'acqua terminante nell'antro in cui Adriano e i suoi ospiti banchettavano, e il Teatro Marittimo, un'isola circolare circondata in modo concentrico da un porticato e da un canale d'acqua e in cui l'imperatore si ritirava per dedicarsi all'otium, tirando a sé il piccolo ponte levatoio.
Tornati a Roma, uno dei mie ultimo gioielli sono state le Terme di Caracalla. Tante visite romane e non c'ero mai stata! Ecco, se si vuole capire la grandiosità di Roma e il senso di potenza che dava ai propri cittadini e ospiti, bisogna visitare le Terme di Caracalla e la Basilica di Massenzio, nei Fori Imperiali. La possenza di quelle mura, l'altezza impressionante delle volte, cosa dovevano essere quando tutto era rivestito di marmo e decorato di statue preziose! E poi i mosaici della chiesa di Santa Prassede, a pochi passi dagli alberghi in cui dormo, le proporzioni disarmanti del Tempietto rinascimentale di San Pietro in Montorio, il trionfo della linea curva nella chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, i tramonti al Pincio, il silenzio di via Margutta. Roma è avvolgente e seducente, soprattutto in queste cartoline turistiche. Quando la saluto, rifaccio il giro del primo giorno, saltando la Pietà e aggiungendo Fontana di Trevi, perché chi è che non getta un euro sognando di tornare? E sì, qui il pensiero va all'inglesina che si porta in Inghilterra i suoi tramonti e a Londra Trinità dei Monti (vedi Arrivederci, Roma!)
Dopo aver visto Roma santa e dannata, la saluto con questa invettiva bellissima e disperata, una delle più belle dichiarazioni d'amore alla città, Mamma Roma, addio! di Cranio Randagio, con premessa di circa un minuto di Remo Remotti, da cui la canzone è stata ispirata. Mi fa pensare alla Roma spogliata, a qualche decennio di distanza. Con più rabbia, cattiveria, disincanto. Segno dei tempi e di una città che neanche i romani riescono a decifrare fino in fondo. Se è Eterna, non è per caso.
La foto di copertina di Trinità dei Monti è di Natasa Dav.
P.S.
Mi trovate anche su cosedispagna, newsletter dedicata alla Spagna, alla sua cultura e alla sua attualità.
Esce di lunedì e l'ultimo articolo pubblicato porta a Oviedo, la città di Fernando Alonso, della regina Letizia, dei Premi Princesa de Asturias e quest'anno anche Capitale Gastronomica della Spagna. In Italia non si sa tanto, ma da qui sono partiti anche la Reconquista, con la prima vittoria contro gli Arabi, e il primo pellegrinaggio per Santiago de Compostela. Lo leggete a questo link: Oviedo, Capitale Gastronomica Spagnola 2024.
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Ma che bello seguirti in questa passeggiata per la tua Roma, che rassomiglia un po' alla mia. Io alloggio sempre a Monti, preferibilmente su via Urbana, dove ritrovo tutti i miei angoli del cuore. Ne ho nostalgia, a volte già mentre mi trovo lì e so che dovrò andarmene (ma neanche io ci vivrei).
Vabbe' allora dillo! Io e te siamo separate alla nascita! Sicuramente in un'altra vita eravamo gemelle! Ho passeggiato con te, i tuoi posti sono i miei posti ( Roma la conosco benissimo, dalla Puglia in treno ci arrivo anche per una passeggiata domenicale). San Paolo fuori le Mura!!! hai vinto tutto. Villa Adriana visitata quest'estate. 40 gradi ma che importa di fronte a tanta bellezza. Buon week end!