La Genova da amare, nelle copertine di The Genoeser
Una Genova dai mille volti guarda alle sue icone, al suo mare e ai suoi nuovi abitanti, dalle copertine di una rivista immaginaria, The Genoeser. Che porta le arti visive anche in eventi dal vivo
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Oggi parliamo di The Genoeser, progetto che realizza le copertine illustrate di una rivista immaginaria per raccontare una Genova vista dal basso e per portare le arti visive nel territorio, in eventi dal vivo, che promuovono cultura e arte. Bello!
The Genoeser: le arti visive per una Genova da amare
L'idea della copertina illustrata di una rivista immaginaria è stata lanciata qualche anno fa da The Parisianer, ispiratosi a una rivista ben esistente e molto influente, The New Yorker. Ripresa da diverse città del mondo, la proposta è arrivata in Italia grazie a The Milaneser (ne ho parlato in questa newsletter) e poi si è diffusa in tutta la penisola (ammetto che aspetto il suo sbarco in Sardegna). Qualche tempo fa ho scoperto The Genoeser e, pensando a quanto Genova sia ricorrente nei miei percorsi, mi sono incuriosita. Il progetto è curato da un'associazione culturale che porta lo stesso nome della rivista e che è tutta al femminile, guidata da Francesca Sperti con Corinna Trucco, Sara De Martino e Barbara Gasperini. Sono quattro professioniste, tutte appassionate di arti visive e questo spiega perché The Genoeser non sia solo una serie di belle copertine da acquistare, ma abbia tra le proprie attività anche eventi dal vivo. Ho parlato con Francesca Sperti e Corinna Trucco, presidente e vicepresidente dell'associazione, che trasmettono nella loro conversazione l'amore per Genova e quella passione che muove sempre il sole e le altre stelle. Unifico le loro voci nelle risposte.
- Com'è nata l'idea di inserire anche Genova tra le città illustrate sulla copertina di una rivista immaginaria?
Tutto è nato in una mostra dei Graphic Days di Torino, dove abbiamo scoperto The Parisianer, che ci è molto piaciuto. Il contatto italiano è stato con The Milaneser, perché Francesca collabora con Zetalab, lo studio che lo cura; da lì è partita l'idea di fare qualcosa del genere a Genova e ormai due anni fa, nel 2022, è nato The Genoeser.
- Come selezionate gli illustratori e i temi?
Il primo anno abbiamo fatto una selezione a invito, perché volevamo illustratori soprattutto genovesi, che vivessero la città tutti i giorni. Volevamo dare spazio alla loro Genova, poi, dopo il primo anno, abbiamo aperto a illustratori che avessero comunque un legame con la città, per esserci nati o per esserci vissuti per qualche tempo. Perché a volte è importante anche l'amore per Genova di chi ha dovuto lasciarla.
- Un progetto come The Genoeser è molto legato alle emozioni, com'è stato accolto dai genovesi?
Bene, una risposta positiva che non ci aspettavamo. Ci sono persone davvero affezionate, abbiamo addirittura collezionisti, che di tanto in tanto ci mandano foto di intere pareti con le copertine di The Genoeser e noi contentissime. Secondo noi, molto successo è legato alla possibilità che diamo a ogni illustratore di "usare" per due giorni il profilo Instagram di The Genoeser, per raccontarsi e presentare il suo lavoro. Succede così che negli eventi dal vivo qualcuno ci dica "ah, ma questa è la copertina del tale illustratore che sul profilo ha detto che!". Si creano questi legami che fanno conoscere meglio l'illustratore e avvicinano di più al nostro progetto.
- Ecco, parliamo degli eventi dal vivo, che è una delle cose che mi hanno colpito di più. Non vi limitate al web e alla vendita delle copertine, ma promuovete proprio eventi di arti visive a Genova. Com'è nata quest'idea?
Abbiamo dato un taglio al progetto che rispecchia anche il nostro interesse a creare relazioni con le realtà che vivono il territorio. Per questo abbiamo cercato di dargli un valore aggiunto e siamo state ospiti di alcuni eventi fino a crearne uno nostro, a giugno 2024, il Festival Visual Days, realizzato nei sestieri di Prè, Molo e Maddalena, nel centro storico. Una due giorni di eventi diffusi articolati in modo da coinvolgere il più possibile il pubblico. Abbiamo prima realizzato un progetto di arte pubblica, usando gli spazi pubblicitari per strada per allestire 10 illustrazioni inedite. Poi abbiamo collaborato con la Scuola Internazionale di Comics, selezionando dieci ragazzi che hanno illustrato i posti per loro più significativi del centro storico. Dalla collaborazione con altre associazioni sono nati laboratori, workshop, incontri, tutti legati alle arti visive e tutti siamo rimasti contenti della risposta dei genovesi.
- I genovesi amano Genova.
Decisamente sì, diciamo che abbiamo un rapporto di odio-amore intenso con la città. Critichiamo le sue mancanze, soprattutto il traffico, i trasporti pubblici, il turismo di massa, ma l'amiamo con grande forza e, come già detto, c'è anche l'amore di chi ha dovuto lasciarla, che è sempre fortissimo.
- Quale Genova emerge, secondo voi, dal racconto degli illustratori?
Non abbiamo mai dato loro i temi su cui disegnare, perché non volevamo vincolarli a una nostra immagine della città. Abbiamo solo chiesto di evitare magari l'immagine da cartolina e di andare oltre. C'è chi ha puntato sulla visione generale e chi ha scelto i particolari, non mancano i luoghi più riconoscibili come piazza de Ferrari o la Lanterna, la drogheria storica o qualche personaggio famoso; poi c'è la cultura genovese, anche culinaria, dal pesto alla focaccia che si trasforma in uno scoglio. La cosa curiosa è che c’è poca presenza umana: molte architetture, verde, mare, dettagli, ma la figura umana è quasi sempre assente. Ed è anche curioso che molti illustratori genovesi non abbiano avuto l'ardire di confrontarsi con temi grandi: Fabrizio De Andrè e tanti monumenti molto riconoscibili, per esempio, sono stati disegnati da autori non genovesi.
- Perché secondo voi?
Forse proprio perché abbiamo chiesto di evitare la cartolina, questo ha permesso a chi vive qui di esprimersi con un taglio diverso. Per esempio la copertina numero 3 di SteTirasso rappresenta un panificio: dietro al bancone c'è un nero, vicino alla teglia della focaccia c'è quella del baklava. Uno dei bestseller è la copertina numero 4 di Matilde Mattinelli, che con la funicolare ha catturato i ricordi di tantissimi genovesi. Data mano libera agli autori locali, questi hanno scelto temi magari sorprendenti, ma che permettono di riconoscere il vissuto cittadino: se ci fosse stato chiesto un soggetto su Genova, non avremmo mai pensato alla funicolare, pur avendola usata spesso.
- Parlando di copertine, quali sono le più vendute e quelle che voi avete amato di più?
Ai genovesi piace molto il trasporto pubblico, perché oltre alla copertina sulla funicolare ha avuto molto successo quella sulla sopraelevata, firmata da Elisa Murgia, un'illustratrice esordiente. È stata una scommessa eppure la sua copertina è sempre oggetto di discussione: ah, ma la sopraelevata è bella, è brutta, inquina. E poi ce ne sono altre molto significative. La 40 di Carlo Stanga, ispirata ai Palazzi dei Rolli, il sistema di dimore nobiliari creato tra il XVI e XVII secolo, è una composizione che a uno sguardo più attento non è realistica, gli edifici non sono posti in sequenza e sono una libera e bella interpretazione dell'autore. Una copertina molto amata è la 36, che nel cuore del centro storico illumina con un occhio di bue una signora nera che cammina con la figlia, appena dietro di lei.
- Se ci fosse davvero The Genoeser, di cosa vi piacerebbe parlasse?
Di una Genova vista dal basso, raccontata da chi agisce concretamente in arti visive, cultura, promozione del territorio. Tanti ci chiedono se la rivista esiste e si sono proposti per scrivere articoli, ma al momento non è nei progetti: The Genoeser va bene così.
La foto in Home Page è la copertina n. 40 di The Genoeser: i Palazzi dei Rolli rivisti da Carlo Stanga.
Tutte le informazioni su The Genoeser su www.thegenoeser.com; al link potete acquistare anche le copertine del progetto.
Su Instagram @the.genoeser.
P.S.
Mi trovate anche su cosedispagna, newsletter dedicata alla Spagna, alla sua cultura e alla sua attualità.
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